Il sistema moda rappresenta una delle industrie più inquinanti al mondo. La situazione sta migliorando, ma la strada è ancora lunga. Rispetto è la parola d’ordine di chi crede e vive la moda ecosostenibile: rispetto per l’ambiente, gli esseri umani e gli animali. Il vento del cambiamento sta scuotendo l’intero sistema. La rivoluzione è cominciata.
Un Identikit complicato
Nella moda la consapevolezzaarriva anni dopo rispetto al cibo, all’ambiente e alla lotta alla difesa degli animali. È una filiera ad alta manualità dove si trova ancora chi raccoglie a mano il cotone, cuce, ricama, tinge e stampa. L’impatto sull’ambiente di questi processi tessili è notevole e anche se la situazione sta migliorando, la moda rimane una delle industrie più inquinanti al mondo. L’aspetto ambientale è solo un lato della medaglia. Deve essere accompagnato da un impegno delle aziende verso la giusta retribuzione e la salvaguardia degli attori coinvolti. I due elementi – l’ambiente e i diritti dei lavoratori – si completano a vicenda e rappresentano il cuore della sfida e la chiave del cambiamento.

Che cosa chiede la moda ecosostenibile?
La moda ecosostenibile nasce come branca del movimento contro l’inquinamento del pianeta e delle rivendicazioni di giustizia salariale per i più poveri. Sono però occorsi molti anni perché etica ed estetica coincidessero e si arrivasse a intere collezioni di moda che rispettano ambiente, esseri umani e animali. Adesso chi vuole seguire la moda ma non vuole nuocere ha a disposizione un’ampia scelta di stili, tessuti e colori, così come di accessori. Rispetto all’enorme incremento della produzione low cost, quelle sostenibili sono però ancora minoritarie.
Ma una produzione è equa se chi la esegue materialmente è pagato in modo giusto, può manifestare i suoi diritti civili e non corre rischi per la propria salute. Inoltre, l’oggetto in questione non deve danneggiare l’ambiente o essere ottenuto da procedimenti crudeli per gli animali.
Economia circolare salvaci!
La dinamica che sta emergendo mette a confronto le regole dell’economia circolare con realtà di economia lineare: l’economia circolare comprende tutto ciò che viene ideato e prodotto prevedendo che l’oggetto creato possa essere disassemblato alla fine del suo ciclo di vita e che le sue componenti possano essere riutilizzate per creare nuovi oggetti o per tornare come nutrienti nel terreno, nel caso di prodotti naturali. Nell’economia lineare, invece, un oggetto viene ideato, prodotto, consumato e buttato via. Fine della storia.

Il vento nuovo della moda ecosostenibile
È chiaro che un vento nuovo scuote il sistema moda internazionale. Una richiesta di cambiamento che si insinua nelle maison e che dà vita a giovani realtà di moda ecosostenibile. Questo vento di cambiamento parte dalla richiesta dei consumatori di acquistare capi di abbigliamento che provengano da filiere trasparenti e affidabili. I cambiamenti climatici e le ingiustizie sociali ci spingono a voler fare qualcosa che cambi la direzione della storia e che dia all’umanità una chance per il futuro.
E il mondo del luxury?
Anche i grandi gruppi del lusso e i famosi brand di moda hanno percepito questo vento nuovo. Il loro approccio è vario e sparso. C’è chi prende la questione seriamente e chi fa operazioni di comunicazione sporadiche per illudere i clienti che si stiano implementando trasformazioni sostanziali nelle politiche del marchio (la famosa tattica del greenwashing). Il gruppo Kering (Gucci, Yves Saint Laurent, Balenciaga, Bottega Veneta, Alexander McQueen e altri) si è dato fin da subito un profilo di sostenibilità.

A casa nostra un buon esempio è Ferragamo, brand dell’omonima famiglia che fin dai tempi del fondatore aveva un occhio di riguardo per i materiali sostenibili, creando calzature con materiali italiani e rinnovabili come il sughero e la raffia. Ferragamo ha inoltre lanciato Sustainable Thinking: una piattaforma digitale che connette i progetti e le attività responsabili della maison. La piattaforma ha lo scopo di creare un network internazionale di contributor , per dare vita a nuovi spunti di conversazione sulla sostenibilità e sull’inclusività. E tu? Sei pronto a far parte del cambiamento?