Non so voi, ma ogni volta che mi ritrovo a indossare un paio di collant, finisce sempre allo stesso modo. Io in giro per la città o in qualche ristorante, oppure a una festa o peggio ancora, sull’uscio della porta di casa…con un bel buco nelle calze. E ogni volta mi chiedo: “Dove ho sbagliato? Sono stata attenta a non sfiorare oggetti anche solo lontanamente incriminabili!” Ma perché i collant hanno deciso di diventare sponsor ufficiale della caducità della vita? Ma chi ha deciso che doveva essere questa la loro sorte? Per fortuna esistono brand come Swedish Stockings che si sono posti le mie stesse domande e si sono rimboccati le maniche (e le calze) per trovare soluzioni longeve, eleganti e sostenibili.

Stanc* dei collant usa e getta? Ci pensa Swedish Stockings!
«Dopo aver appreso che i collant tradizionali sono prodotti petroliferi pianificati per l’obsolescenza, abbiamo avviato Swedish Stockings con la missione di cambiare e influenzare l’intera industria della calzetteria verso una produzione sostenibile». Queste le parole di Linn Frisinger e Nadja Forsberg, fondatrici del brand svedese.
Ogni anno vengono prodotti 8 miliardi di paia di collant, indossati un paio di volte e poi scartati. Le discariche sono piene di tessuti scadenti e non biodegradabili. E il filato di nylon, che è attualmente utilizzato per produrre i collant più moderni, è creato da un processo di produzione a base di petrolio che porta a dannose emissioni di carbonio.
Swedish Stockings progetta e produce collant per durare più a lungo (sembra un sogno, vero?). Miglioramenti funzionali come rinforzi estesi sulla punta, suole su collant velati e tecnologia dei materiali che garantiscono una maggiore durata del prodotto sono solo alcuni degli aggiornamenti che Swedish Stocking testa costantemente per ottenere prodotti più durevoli.

Ma perché Swedish Stockings ci dovrebbe piacere?
Negli stabilimenti dei loro fornitori si utilizza solo energia da fonti rinnovabili. La maggior parte ha i propri pannelli solari e produce tra il 35 e l’80% della propria energia. La restante energia è derivata da fonti rinnovabili certificate di terze parti.
L’impianto di tintura utilizza attrezzature che assicurano un consumo energetico inferiore del 20% rispetto a un processo convenzionale. L’apparecchiatura funziona con una combinazione di gas naturale ed energia solare. L’impianto permette inoltre il riutilizzo del 50% dell’acqua, mentre un sistema di piscine purifica il restante 50% che torna riutilizzabile dopo una settimana. E le tinture impiegate sono tutte vegane!
Le fabbriche, inoltre, prestano molta attenzione assicurando di evitare la sovrapproduzione: i campioni vengono prodotti proprio utilizzando gli eventuali filati avanzati.
La maggior parte dei prodotti sono lavorati a maglia 3D, una tecnica in cui la calzetteria viene lavorata con tre fili di elastan anziché uno, creando un collant che conferisce maggiore elasticità e morbidezza al prodotto.

Ma ci possiamo fidare dei materiali?
La poliammide utilizzata per creare le calze non è una materia prima, ma materiale di scarto pre-consumo o post-consumo delle industrie del nylon. Sebbene il nylon sia un prodotto non naturale a base di olio, utilizzando resti di nylon di altre industrie, si evita che questi rifiuti in eccesso vengano inviati in discarica.
Tutti i materiali sono certificati OEKO-TEX Standard 100: la materia prima deve soddisfare i criteri dei test di laboratorio che assicurano che non contenga sostanze nocive.
I materiali in fibra naturale, invece, vengono prodotti secondo gli standard di agricoltura biologica riconosciuti da GOTS. Sono inoltre certificati Bluesign, che implica agire in modo responsabile e sostenibile nei confronti delle persone, dell’ambiente e delle risorse.
E imballaggio e spedizione?
Swedish Stockings produce in Europa per ridurre la distanza totale percorsa dalle merci. E si impegna per spedire nel modo più ecologico possibile, tramite una terza parte che utilizza solo camion con combustibili a energia verde.
Gli imballaggi sono realizzati in cartone certificato FSC (per comprendere le certifiazioni appena citate, vi consiglio di leggere questo articolo). Per proteggere le calze all’interno, utilizza invece sacchetti di plastica completamente riciclabili. Al momento non ci sono valide alternative al polisacco, ma c’è una ricerca in corso.

Ma Swedish Stockings ci tiene al Pianeta?
Per aiutare a ripulire l’industria della calzetteria e fornire un’alternativa migliore ai moderni collant, il brand ha avviato lo “Swedish Stockings Recycling Club” nel 2016. Chiunque può inviare i propri collant logori, strappati o usati e Swedish Stockings si occuperà di macinarli e aggiungerli come materiale di riempimento insieme a fibra di vetro riciclata. Nel 2020 ha anche lanciato una serie di tavoli realizzati con lo stesso materiale, utilizzando la stessa tecnica. L’obiettivo è chiudere completamente il ciclo della produzione, per essere in grado di rigenerare completamente i vecchi collant in nuovi.

Infine, ha anche stabilito ripetute collaborazioni con The Kvinna to Kvinna Foundation, con donazioni e istruzione, nonché donazioni al WWF e al Bröstcancerförbundet.
Beh, che dire? Se avete i cassetti ricolmi di collant bucati o sgualciti (io personalmente ne avrò almeno una decina) ora sapete dove trovarne di eccellenti. La tirannia dei collant usa e getta è giunta al capolinea!