Quest’anno è uscita la Strategia Europea per il Tessile Sostenibile, e forse ci aspettavamo grandi rivoluzioni e cambiamenti radicali. Ma per ora si limita a una serie di previsioni di buon senso che aspettano (e aspettiamo) si trasformino in qualcosa di più concreto (norme e leggi insomma). Ma sicuramente ci vorrà del tempo, e forse, come molto spesso accade, anche più tempo di quello che ci si prefigge. Proviamo quindi a fare una lista dei vari punti, perché il documento è lungo e complesso e ci si potrebbe perdere lungo il percorso.

Il prodotto
Prolungare la vita dei prodotti è il modo più efficace per ridurne significativamente l’impatto sul clima e sull’ambiente.
I difetti di qualità sono tra i principali motivi per cui decidiamo di disfarci dei nostri vestiti dopo pochi mesi. Ma anche la composizione dei materiali e la presenza di sostanze nocive spesso ostacolano il riciclaggio dei rifiuti tessili. Per non parlare dell’enorme problema dell’inquinamento da microplastiche. La Commissione ha in programma dei vincoli da introdurre nel regolamento sulla progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili per far fronte a tutti questi problemi.
Anche la distruzione di merci invendute e rese è un grosso problema. Nella Strategia Europea per il Tessile Sostenibile si parla anche dell’introduzione di un obbligo di trasparenza che impone alle grandi imprese di rendere pubblico il numero di prodotti che buttano e distruggono.
Informazioni ed etichette
Le informazioni sulle caratteristiche dei prodotti spesso sono poco chiare e piuttosto complesse. Per questo, la Commissione introdurrà un passaporto digitale dei prodotti che contenga informazioni precise sulla circolarità e altri aspetti ambientali. E anche il regolamento sull’etichettatura sarà riesaminato, per garantire etichette chiare e veritiere.

Le autodichiarazioni ambientali (che spesso si rivelano fuffa) come “verde”, “ecocompatibile”, “rispettoso dell’ambiente”, saranno invece autorizzate solo se approvate anche da terze parti autorevoli.
Le imprese e il mercato
Le imprese devono prendere le distanze dal modello economico lineare che trae profitto dalla produzione massiccia e velocissima propria del fast fashion. Per fare ciò, la Commissione pubblicherà degli orientamenti su come sostenere il passaggio all’economia circolare e sosterrà i partenariati tra le imprese sociali e altri attori.
Per aiutare questa transizione verso l’economia circolare, la Commissione incoraggia gli Stati membri ad adottare misure fiscali, finanziamenti e altri incentivi che promuovano i modelli economici circolari. Tale transizione viene promossa con il motto #ReFashionNow, ponendo al centro la qualità, la durabilità, l’uso prolungato, la riparazione e il riutilizzo.

La vigilanza del mercato è un altro punto cruciale, che la Commissione intende incrementare attraverso un coordinamento e una cooperazione tra le autorità nazionali. La rete dell’Unione per la conformità dei prodotti coordinerà e sosterrà le pratiche transfrontaliere di vigilanza del mercato nell’UE.
Le tecnologie
Nella Strategia Europea per il Tessile Sostenibile si tiene conto anche dell’incremento delle tecnologie industriali applicabili alla circolarità così da migliorare la ricerca e l’innovazione industriali. La Commissione cofinanzierà progetti di innovazione tecnologica per i modelli economici circolari nel settore della moda e sosterrà la diffusione di partenariati. Numerose sono anche le opportunità offerte dal Fondo europeo di sviluppo regionale e altrettanto fondamentale è il ruolo degli Stati membri attraverso i prestiti e le sovvenzioni del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF, Recovery and Resilience Facility).

I lavoratori
Lo sappiamo tutti che l’ecosistema tessile richiede una manodopera altamente qualificata. Ecco perchè l’istruzione e la formazione professionali sono essenziali. Nell’ambito del patto per le competenze dell’Unione, la Commissione ha sostenuto l’istituzione di un partenariato di competenze su vasta scala per promuovere la formazione di una manodopera qualificata.
Il lavoro dignitoso è un altro punto fondamentale. Con il programma “Better work”, la Strategia Europea per il Tessile Sostenibile aiuta i paesi terzi partner a migliorare le condizioni di lavoro e a rispettare le norme internazionali del lavoro. Si richiede inoltre una giusta diligenza da parte delle grandi aziende al fine di assicurare a tutti i propri diritti in quanto esseri umani.
I rifiuti
E quando i vestitti non si usano più, spesso vengono esportati. Infatti, le esportazioni di rifiuti tessili al di fuori dell’Unione sono in costante crescita. Ed è importante elaborare dei criteri per distinguere tra rifiuti e prodotti di seconda mano ancora utilizzabili. Per questo la Commissione si adopererà per aumentare la trasparenza e la sostenibilità del commercio mondiale dei rifiuti tessili e dei tessili usati.

Diciamo che le intenzioni sono buone e promettenti, ma c’è ancora molta strada da fare per riuscire a raggiungere questi obiettivi e far sì che anche l’industria moda sia in linea con il programma dell’Agenda30. Non ci resta che aspettare. Ma nel frattempo, cerchiamo sempre di fare la nostra parte. Anche noi, come consumatori, abbiamo un ruolo chiave!